Tre
anni di lavoro
Inizio
della sceneggiatura: luglio 1969
Si
fanno innumerevoli sorprendenti constatazioni
quando ci si pone di fronte al problema
di trasformare un racconto scritto in un
racconto visivo. Per esempio: quanti anni
ha Pinocchio? Che altezza gli dobbiamo attribuire?
Quando va a scuola sarà sempre alto
almeno un metro? Ma Alidoro, il cane mastino,
lo porta tra i denti e il pescatore verde
lo sta per buttare in padella, che dimensioni
ha?
E'
chiaro che il Pinocchio di Collodi cambia
statura a seconda delle avventure che gli
capitano.
Comunque
Susi Cecchi d'Amico ed io pensiamo sempre
a un burattino.
E
così nasce il primo copione, mentre
Gherardi inizia i primi sopralluoghi.
Maggio
1970: prima crisi. Il burattino, ricavato
da un disegno del Chiostri (l'illustratore
di Pinocchio che ci sarà da guida
per tutta l'ambientazione) è bellissimo
quando è fermo. Non appena si muove,
rivela i suoi limiti. Non riesce neppure
a lanciare un martello, nè a bere
un bicchiere d'acqua.
Solo
un bambino può fare quello che un
burattino dovrebbe fare.
"
Le avventure di Pinocchio " è
un libro scritto apparentemente per inculcare
nei ragazzi il senso dell'ubbidienza e della
sottomissione agli adulti, padri, fate,
maestri e carabinieri. Ma la bellezza del
racconto sta nelle ribellioni di Pinocchio,
nella sua inestinguibile smania di vivere
in prima persona. Solo un bambino, e un
bambino che sia Pinocchio può dare
questo senso vitale al racconto. Deve essere
ciarliero e impertinente, agile e instancabile,
magro e sempre affamato, rapido nell'addormentarsi,
svelto nel risveglio, con una istintiva
diffidenza verso ciò che gli viene
insegnato e molta voglia di apprendere a
proprie spese, pronto a commuoversi, e pronto
a dimenticare la commozione.
Lo
troverò?
Ad
ogni modo nasce un secondo copione. La condizione
di Pinocchio è la stessa, ma capovolta.
Nel libro la Fata promette che, se sarà
buono ed ubbidiente, un giorno diventerà
bambino; nel copione la Fata lo trasforma
subito in bambino ma gli promette che, se
non sarà buono ed ubbidiente, lo
farà tornare burattino.
Inizio
delle riprese: 1° aprile 1971.
Località: le stalle di Farnese.
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dietro le quinte
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Siamo nel Lazio, ma a tre chilometri c'è
il vecchio edificio della dogana pontificia
e inizia la Toscana. Sono di scena Geppetto
e Mastro Ciliegia, Manfredi e d'Alessio.
Geppetto sta dicendo: " Stamani m'è
piovuta nel cervello un'idea... Ho pensato
di fabbricarmi da me un bel burattino di
legno... " ¯.
Ecco che questa frase tante volte riletta
prende corpo e Geppetto assume un aspetto
definitivo. Così inizia la trasposizione
cinematografica di un libro : come una cristallizzazione
di un certo modo di vederlo.
Le stalle di Farnese sono cubi di tufo a
schiera, degradanti lungo una strada in
discesa: forme geometriche perfette. "Nessun
edificio abiðtato dall'uomo - mi ha
detto Gherardi - avrebbe questa drammaticit
,
questa purezza di linee ".
"
Pinocchio" è un film drammatico.
A Farnese l'aria è tersa, soffia
spesso la tramontana. La nostra neve è
sale industriale. Con l'acqua si scioglie
e si impasta col fango. L'effetto è
perfetto.
Restiamo a Farnese tutto aprile. Spero sempre
che il tempo sia grigio; la fotografia è
più morbida, più discreta.
Eppoi Geppetto deve avere sempre freddo,
s'è venduto la casacca; non ha la
legna per scaldarsi. Gli alberi sono ancora
spogli, la campagna è bellissima.
Giriamo la fuga di Pinocchio, l'arresto
di Geppetto, il suo interrogatorio, la ricerca
di cibo da parte di Pinocchio, la catinellata
d'acqua in testa.
Ogni
giorno sono più soddisfatto della
scelta di Andrea Balestri come interprete
di Pinocchio. E' proprio Pinocchio. Infatti
sento dire da molti della " troupe
" che è un diavolo scatenato,
che non sta mai fermo, che è maleducato,
che non si comporta da bambino per bene.
In realtà è molto intelligente,
è molto vivace: come doveva essere.
E' anche molto orgoglioso. Non piange mai
nemmeno quando suo padre gli da un ceffone.
Dobbiamo
esaurire il primo turno delle riprese con
Manfredi, che poi ha altri impegni e potrà
girare solo a settembre le scene della balena;
gli ultimi giorni di aprile sono dedicati
all'imbarco di Geppetto per le lontane Americhe
e al suo naufragio, visto da Pinocchio,
arrivato troppo tardi. Località:
Civitavecchia, attorno al vecchio faro.
Facciamo un sopralluogo: il villaggio dei
pescatori è pronto ma il mare è
una tavola e splende il sole.
L'indomani
dobbiamo girare.
L'indomani
il cielo è nuvoloso e le onde, spinte
dal libeccio, scavalcano il molo.
Qualcuno
è stato fortunato, non so se sono
io, o Manfredi (che deve partire) o la produzione.
Il mare grosso dura tre giorni, il tempo
delle riprese.
Ai
primi di maggio ci fermiamo una settimana:
dobbiamo definire altri luoghi, altri interpreti
per ruoli minori.
Si
tratta di fare una serie di sopralluoghi
e di provini. Ci rimettiamo in macchina
con Gherardi. Gherardi non sta mai fermo;
per ogni film, benchè conosca
a memoria il Lazio, la Toscana e forse mezza
Italia e buona parte del resto del mondo,
va a rivedere i posti, a controllarli, in
funzione del copione. Ci manca in particolare
il "paese delle api industriose",
un piccolo paese che deve essere in riva
al mare e non soffocato dalle nuove costruzioni.
Gherardi si ricorda improvvisamente le saline
di Tarquinia. I piccoli edifici (la zona
è demaniale), le abitazioni dei funzionari,
il caffè sono ancora come li hanno
costruiti gli ergastolani nel 1888. Perfetto.
Ma Gherardi non scende più dalla
macchina. Dice che fa fatica a camminare,
pensa di aver contratto una malattia tropicale.
Così rientriamo a Roma ed egli mi
lascia completare il giro da solo, in base
a vaghe indicazioni. Entra nella clinica
dalla quale non uscirà più.
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dietro le quinte
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Dal
letto continua a chiedere di vedere fotografie.
Vuol vedere come è riuscita la casa
della Fata; gli porto le fotografie di certi
cubi grigi, capannoni per asciugare il tabacco,
trovati vicino a Guidonia, dove penso di
fare il paese dei balocchi. Gli attori vanno
in clinica a vestirsi; in una camera abbiamo
allestito la sartoria.
Le
riprese sono ricominciate. Per quasi tre
settimane mi diverto ad inventare a sviluppare
un rapporto tra Pinocchio e Lucignolo, il
timido e lo spregiudicato, il piccolo ed
il grande, un rapporto sul quale si potrebbe
costruire un intero film e che nel libro
è appena adombrato.
Primi
di giugno: ormai il caldo e la natura
rigogliosa rendono difficile la continuazione
di quel clima scarno e invernale nel quale
avevamo incominciato. Sono di scena la Fata
(Lollobrigida), Gatto e Volpe (Franco e
Ciccio), Mangiafuoco (Lionel Stander). Ogni
due giorni cambiamo scena, ambiente e personaggi.
La casa della Fata cambia luogo. Era stata
montata a Tarquinia, ora deve apparire sulla
riva del lago di Martignano, poi, scomparire
di nuovo per far posto alla tomba della
Fatina. Mi rendo conto solo mentre giro
di quanti siano numerosi gli interventi
miracolosi, le trasformazioni fiabesche.
Per me Pinocchio è sempre stato un
racconto realistico. E anche ora, quando
c'è da far sparire una casa o trasformare
un bambino in burattino rinuncio a qualsiasi
trucco o effetto speciale: accadono fatti
irreali che debbono essere per lo spettatore
credibili come fatti normali.
Ormai
Andrea è diventato un vero professionista:
sa tutto di come avvengono le riprese; che
il sonoro è su banda magnetica, che
la pellicola va sviluppata, s'accorge quando
non è stato bene attento ai segni
e quindi la scena va rifatta. Appena finita
un'inquadratura scappa, o nel lago a fare
un bagno, o su un albero o a giocare con
qualche animale. E studia anche un poco,
col maestro che lo accompagna.
Una
sera lo porto in proiezione : è la
prima volta. Penso che gli faccia un grande
effetto vedersi sullo schermo. Quando si
riaccendono le luci lo trovo addormentato.
Però dice che ne ha visto abbastanza
per accorgersi che i suoi capelli sono davvero
troppo lunghi e che se li deve tagliare.
(L'avevo portato in proiezione un po' anche
per questo: era una lotta ogni volta che
i capelli gli erano cresciuti farglieli
accorciare).
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dietro
le quinte
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E'
un bambino perfetto. Scatenato tutto il
giorno, appena fa buio, si addormenta come
un animaletto. Difficilissimo girare con
lui di notte. Se, tra una inquadratura e
l'altra si addormenta, sono guai. Il padre
manda sempre me a svegliarlo. Prima mi accoglie
con qualche parolaccia, poi si stropiccia
gli occhi e mi segue.
E'
molto amico di Franco e Ciccio. La notte
che giriamo l'incontro con gli assassini
è molto stanco. Appena ho finito
un'inquadratura, Franco e Ciccio lo distraggono
con giochetti vari, lo fanno ridere, per
tenerlo sveglio sino alla prossima. E lui
ci sta finchè scopre il trucco.
Capito l'inganno si arrabbia e va a dormire.
Deve girare ancora una sola inquadratura:
quella dell'oste che lo viene a svegliare.
Lo posiamo così com'è, addormentato,
sul tavolo dell'osteria, e giriamo un risveglio
vero: l'effetto è perfetto.
Con
De Sica ha una lunga scena, quella del Giudice.
Non ha mai visto De Sica e non sa chi sia.
Si accorge solo che sbaglia una battuta
e me lo fa rilevare.
A
lui proibisco di imparare le battute: ho
sempre fatto così con i bambini,
per evitare che recitino, cioè che
siano falsi. Al momento di girare cerco
di immedesimarlo nella situazione e gli
suggerisco cosa potrebbe dire, sino a fargli
dire quello che deve dire secondo il copione;
ma come se fossero parole inventate da lui.
Benchè
le scene siano, come sempre nei film, girate
in gran disordine, generalmente si raccapezza
benissimo e sa in che ordine andranno poi
montate. Una sola volta mi ha chiesto di
rammentargli l'ordine dei fatti. Stavo ricapitolandogli
un po' tutta la storia ma ha tagliato corto:
"dimmi solo la scena che viene prima
e quella che viene dopo, che devo andare
a giocare ".
Ogni
sabato scappa a Pisa col babbo. Roma non
gli piace. Guai a chi critica Pisa, la sua
città. L'ho notato anche nell'inchiesta
che ho fatto sui bambini: ogni bambino è
fiero del luogo dove vive, bello o brutto
che sia, e non lo cambierebbe a nessun prezzo.
20
luglio 1971: sospendiamo le riprese.
Tutte le scene rimaste sono con Manfredi,
che potrà essere libero solo a settembre.
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dietro le quinte
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E
anche la balena non è pronta, ne
abbiamo già costruite due, ma non
vanno ancora bene. (Balena o pesce cane?
Collodi dice : "pesce cane " ;
tutti gli illustratori lo hanno rappresentato
più o meno come una balena e lo stesso
autore, per bocca del tonno, ce lo descrive
più grosso di un casamento di cinque
piani e con una boccaccia così larga
e profonda che ci passerebbe comodamente
tutto il treno della strada ferrata con
la macchina accesa ".
5
settembre: Manfredi torna ad essere
Geppetto e - questa volta in teatro - rientra
nella sua povera casa dove il fuoco nel
camino è dipinto. Mi sono rimaste
da girare le due sequenze più importanti:
la nascita del burattino, l'incontro di
Pinocchio e di Geppetto nel ventre della
balena sino alla loro uscita e al loro approdo
sulla terra ferma, che è poi il finale
del film.
In
sei mesi Andrea ha cambiato faccia, si è
fatto più grande. Ci sono attacchi
diretti: cioè esce dalla casa ricostruita
in teatro (settembre) ed appare tra le stalle
di Farnese (aprile); si tratta di due bambini
alquanto diversi. Al montaggio il salto
non si nota. Un attacco diretto è
così autorevole da convincere lo
spettatore che nulla è cambiato.
Sono
quindici giorni che giro in quella casupola
e che Manfredi-Geppetto colloquia con un
pezzo di legno che piano, piano prende forma.
Quando
ho offerto la parte a Manfredi gli ho detto
che secondo me egli era l'unico attore italiano
capace di parlare credibilmente con un pezzo
di legno. Le scene che stiamo girando mi
danno ragione.
Mentre
sono sempre riuscito a rispettare i tempi
di lavorazione previsti, questa volta "sballo".
Le complicazioni tecniche del burattino
(poi del ventre della balena) allungano
i preparativi di ogni scena. E poi mi piace
inventare. Come nell'episodio con Lucignolo,
allungo la sceneggiatura, improvvisando.
E' la parte più bella del lavoro
di regia, e quando questa improvvisazione
riesce facile, vuoi dire che la situazione
e gli interpreti sono giusti.
Così
arriviamo alla fine di ottobre: mancano
solo le riprese al mare del burattino che
nuota, inseguito dalla balena, che alla
fine lo ingoia. Altre complicazioni tecniche,
aggravate dal mare, dal vento, dagli eventi
imprevisti. Riesco a girare il burattino
che nuota; le riprese della balena si rovinano
nello sviluppo. Nel frattempo una mareggiata
l'ha danneggiata irreparabilmente.
Fine
delle riprese. Di quanto manca per completare
la balena se ne parlerà un'altra
volta.
Ho
sempre pensato che Andrea dovesse essere
doppiato. La sua voce mi sembra un po' stridula;
le frasi appena un po' più lunghe
le dice con evidente fatica.
Andiamo
a Firenze e proviamo ad applicare sulla
faccia di Andrea la voce di qualche bambino
che abbia già fatto qualcosa a teatro,
al cinema, alla radio. Risultato disastroso:
come mettere un bambino vivo e vero in un
salotto pieno di ninnoli e merletti, falso
e convenzionale.
Il
29 novembre, inizio a doppiare Andrea
con la voce di Andrea.
Faccio
solo la sua parte. Ne avrò per un
mese giusto, per sette ore al giorno. Anche
in questo lavoro Andrea ci fa un po' tribolare
per la sua irrequietezza, ma ci stupisce
per la sua intelligenza e la sua prontezza.
E il risultato ci dimostra che era l'unica
soluzione possibile.
Riprendo
con il nuovo anno il doppiaggio delle altre
voci.
Salvo
Mastro Ciliegia, Lucignolo e un paio di
altri interpreti ai quali debbo cambiare
la voce perchè sono napoletani (e
mi dispiace molto), tutti gli altri si doppiano
da sè, anche i contadini di Farnese.
Lucignolo lo doppia un ragazzo di Livorno
che non è mai stato in una sala di
doppiaggio.
Il
missaggio è terminato il 6 marzo
1972.
Le
riprese della balena, che mancavano, sono
state effettuate il 2 marzo 1972.
Luigi Comencini
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