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Il regista: Luigi Comencini

"Comencini è un regista serio ma non serioso, divertente ma mai comico, una persona che sa far adattare i propri attori ai propri ruoli con maestria ineguagliabile"
(Nino Manfredi)


Luigi Comencini (Salò, 8 giugno 1916 – Roma, 6 aprile 2007) è stato il padre della commedia all'italiana, insieme a Risi, Monicelli e Scola.
Sposato con la principessa Giulia Grifeo di Partanna, è padre di Cristina, Francesca, entrambe registe, Paola, scenografa ed Eleonora, direttore di produzione.


Comencini racconta:
Qui di seguito il racconto di Luigi Comencini su come andarono le riprese del film con molti aneddoti e curiosità: un momento di grande poesia per chi ha amato questa grande produzione italiana.

Tre anni di lavoro

Inizio della sceneggiatura: luglio 1969

Si fanno innumerevoli sorprendenti constatazioni quando ci si pone di fronte al problema di trasformare un racconto scritto in un racconto visivo. Per esempio: quanti anni ha Pinocchio? Che altezza gli dobbiamo attribuire? Quando va a scuola sarà sempre alto almeno un metro? Ma Alidoro, il cane mastino, lo porta tra i denti e il pescatore verde lo sta per buttare in padella, che dimensioni ha?

E' chiaro che il Pinocchio di Collodi cambia statura a seconda delle avventure che gli capitano.

Comunque Susi Cecchi d'Amico ed io pensiamo sempre a un burattino.

E così nasce il primo copione, mentre Gherardi inizia i primi sopralluoghi.

Maggio 1970: prima crisi. Il burattino, ricavato da un disegno del Chiostri (l'illustratore di Pinocchio che ci sarà da guida per tutta l'ambientazione) è bellissimo quando è fermo. Non appena si muove, rivela i suoi limiti. Non riesce neppure a lanciare un martello, nè a bere un bicchiere d'acqua.

Solo un bambino può fare quello che un burattino dovrebbe fare.

" Le avventure di Pinocchio " è un libro scritto apparentemente per inculcare nei ragazzi il senso dell'ubbidienza e della sottomissione agli adulti, padri, fate, maestri e carabinieri. Ma la bellezza del racconto sta nelle ribellioni di Pinocchio, nella sua inestinguibile smania di vivere in prima persona. Solo un bambino, e un bambino che sia Pinocchio può dare questo senso vitale al racconto. Deve essere ciarliero e impertinente, agile e instancabile, magro e sempre affamato, rapido nell'addormentarsi, svelto nel risveglio, con una istintiva diffidenza verso ciò che gli viene insegnato e molta voglia di apprendere a proprie spese, pronto a commuoversi, e pronto a dimenticare la commozione.

Lo troverò?

Ad ogni modo nasce un secondo copione. La condizione di Pinocchio è la stessa, ma capovolta. Nel libro la Fata promette che, se sarà buono ed ubbidiente, un giorno diventerà bambino; nel copione la Fata lo trasforma subito in bambino ma gli promette che, se non sarà buono ed ubbidiente, lo farà tornare burattino.

Inizio delle riprese: 1° aprile 1971. Località: le stalle di Farnese.



dietro le quinte
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Siamo nel Lazio, ma a tre chilometri c'è il vecchio edificio della dogana pontificia e inizia la Toscana. Sono di scena Geppetto e Mastro Ciliegia, Manfredi e d'Alessio.
Geppetto sta dicendo: " Stamani m'è piovuta nel cervello un'idea... Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno... " ¯.
Ecco che questa frase tante volte riletta prende corpo e Geppetto assume un aspetto definitivo. Così inizia la trasposizione cinematografica di un libro : come una cristallizzazione di un certo modo di vederlo.
Le stalle di Farnese sono cubi di tufo a schiera, degradanti lungo una strada in discesa: forme geometriche perfette. "Nessun edificio abiðtato dall'uomo - mi ha detto Gherardi - avrebbe questa drammaticit…, questa purezza di linee ".

" Pinocchio" è un film drammatico.

A Farnese l'aria è tersa, soffia spesso la tramontana. La nostra neve è sale industriale. Con l'acqua si scioglie e si impasta col fango. L'effetto è perfetto.
Restiamo a Farnese tutto aprile. Spero sempre che il tempo sia grigio; la fotografia è più morbida, più discreta. Eppoi Geppetto deve avere sempre freddo, s'è venduto la casacca; non ha la legna per scaldarsi. Gli alberi sono ancora spogli, la campagna è bellissima. Giriamo la fuga di Pinocchio, l'arresto di Geppetto, il suo interrogatorio, la ricerca di cibo da parte di Pinocchio, la catinellata d'acqua in testa.

Ogni giorno sono più soddisfatto della scelta di Andrea Balestri come interprete di Pinocchio. E' proprio Pinocchio. Infatti sento dire da molti della " troupe " che è un diavolo scatenato, che non sta mai fermo, che è maleducato, che non si comporta da bambino per bene. In realtà è molto intelligente, è molto vivace: come doveva essere. E' anche molto orgoglioso. Non piange mai nemmeno quando suo padre gli da un ceffone.

Dobbiamo esaurire il primo turno delle riprese con Manfredi, che poi ha altri impegni e potrà girare solo a settembre le scene della balena; gli ultimi giorni di aprile sono dedicati all'imbarco di Geppetto per le lontane Americhe e al suo naufragio, visto da Pinocchio, arrivato troppo tardi. Località: Civitavecchia, attorno al vecchio faro. Facciamo un sopralluogo: il villaggio dei pescatori è pronto ma il mare è una tavola e splende il sole.

L'indomani dobbiamo girare.

L'indomani il cielo è nuvoloso e le onde, spinte dal libeccio, scavalcano il molo.

Qualcuno è stato fortunato, non so se sono io, o Manfredi (che deve partire) o la produzione. Il mare grosso dura tre giorni, il tempo delle riprese.

Ai primi di maggio ci fermiamo una settimana: dobbiamo definire altri luoghi, altri interpreti per ruoli minori.

Si tratta di fare una serie di sopralluoghi e di provini. Ci rimettiamo in macchina con Gherardi. Gherardi non sta mai fermo; per ogni film, benchè‚ conosca a memoria il Lazio, la Toscana e forse mezza Italia e buona parte del resto del mondo, va a rivedere i posti, a controllarli, in funzione del copione. Ci manca in particolare il "paese delle api industriose", un piccolo paese che deve essere in riva al mare e non soffocato dalle nuove costruzioni. Gherardi si ricorda improvvisamente le saline di Tarquinia. I piccoli edifici (la zona è demaniale), le abitazioni dei funzionari, il caffè sono ancora come li hanno costruiti gli ergastolani nel 1888. Perfetto. Ma Gherardi non scende più dalla macchina. Dice che fa fatica a camminare, pensa di aver contratto una malattia tropicale. Così rientriamo a Roma ed egli mi lascia completare il giro da solo, in base a vaghe indicazioni. Entra nella clinica dalla quale non uscirà più.



dietro le quinte
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Dal letto continua a chiedere di vedere fotografie. Vuol vedere come è riuscita la casa della Fata; gli porto le fotografie di certi cubi grigi, capannoni per asciugare il tabacco, trovati vicino a Guidonia, dove penso di fare il paese dei balocchi. Gli attori vanno in clinica a vestirsi; in una camera abbiamo allestito la sartoria.

Le riprese sono ricominciate. Per quasi tre settimane mi diverto ad inventare a sviluppare un rapporto tra Pinocchio e Lucignolo, il timido e lo spregiudicato, il piccolo ed il grande, un rapporto sul quale si potrebbe costruire un intero film e che nel libro è appena adombrato.

Primi di giugno: ormai il caldo e la natura rigogliosa rendono difficile la continuazione di quel clima scarno e invernale nel quale avevamo incominciato. Sono di scena la Fata (Lollobrigida), Gatto e Volpe (Franco e Ciccio), Mangiafuoco (Lionel Stander). Ogni due giorni cambiamo scena, ambiente e personaggi. La casa della Fata cambia luogo. Era stata montata a Tarquinia, ora deve apparire sulla riva del lago di Martignano, poi, scomparire di nuovo per far posto alla tomba della Fatina. Mi rendo conto solo mentre giro di quanti siano numerosi gli interventi miracolosi, le trasformazioni fiabesche. Per me Pinocchio è sempre stato un racconto realistico. E anche ora, quando c'è da far sparire una casa o trasformare un bambino in burattino rinuncio a qualsiasi trucco o effetto speciale: accadono fatti irreali che debbono essere per lo spettatore credibili come fatti normali.

Ormai Andrea è diventato un vero professionista: sa tutto di come avvengono le riprese; che il sonoro è su banda magnetica, che la pellicola va sviluppata, s'accorge quando non è stato bene attento ai segni e quindi la scena va rifatta. Appena finita un'inquadratura scappa, o nel lago a fare un bagno, o su un albero o a giocare con qualche animale. E studia anche un poco, col maestro che lo accompagna.

Una sera lo porto in proiezione : è la prima volta. Penso che gli faccia un grande effetto vedersi sullo schermo. Quando si riaccendono le luci lo trovo addormentato. Però dice che ne ha visto abbastanza per accorgersi che i suoi capelli sono davvero troppo lunghi e che se li deve tagliare. (L'avevo portato in proiezione un po' anche per questo: era una lotta ogni volta che i capelli gli erano cresciuti farglieli accorciare).

dietro le quinte
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E' un bambino perfetto. Scatenato tutto il giorno, appena fa buio, si addormenta come un animaletto. Difficilissimo girare con lui di notte. Se, tra una inquadratura e l'altra si addormenta, sono guai. Il padre manda sempre me a svegliarlo. Prima mi accoglie con qualche parolaccia, poi si stropiccia gli occhi e mi segue.

E' molto amico di Franco e Ciccio. La notte che giriamo l'incontro con gli assassini è molto stanco. Appena ho finito un'inquadratura, Franco e Ciccio lo distraggono con giochetti vari, lo fanno ridere, per tenerlo sveglio sino alla prossima. E lui ci sta finchè‚ scopre il trucco. Capito l'inganno si arrabbia e va a dormire. Deve girare ancora una sola inquadratura: quella dell'oste che lo viene a svegliare. Lo posiamo così com'è, addormentato, sul tavolo dell'osteria, e giriamo un risveglio vero: l'effetto è perfetto.

Con De Sica ha una lunga scena, quella del Giudice. Non ha mai visto De Sica e non sa chi sia. Si accorge solo che sbaglia una battuta e me lo fa rilevare.

A lui proibisco di imparare le battute: ho sempre fatto così con i bambini, per evitare che recitino, cioè che siano falsi. Al momento di girare cerco di immedesimarlo nella situazione e gli suggerisco cosa potrebbe dire, sino a fargli dire quello che deve dire secondo il copione; ma come se fossero parole inventate da lui.

Benchè‚ le scene siano, come sempre nei film, girate in gran disordine, generalmente si raccapezza benissimo e sa in che ordine andranno poi montate. Una sola volta mi ha chiesto di rammentargli l'ordine dei fatti. Stavo ricapitolandogli un po' tutta la storia ma ha tagliato corto: "dimmi solo la scena che viene prima e quella che viene dopo, che devo andare a giocare ".

Ogni sabato scappa a Pisa col babbo. Roma non gli piace. Guai a chi critica Pisa, la sua città. L'ho notato anche nell'inchiesta che ho fatto sui bambini: ogni bambino è fiero del luogo dove vive, bello o brutto che sia, e non lo cambierebbe a nessun prezzo.

20 luglio 1971: sospendiamo le riprese. Tutte le scene rimaste sono con Manfredi, che potrà essere libero solo a settembre.


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E anche la balena non è pronta, ne abbiamo già costruite due, ma non vanno ancora bene. (Balena o pesce cane? Collodi dice : "pesce cane " ; tutti gli illustratori lo hanno rappresentato più o meno come una balena e lo stesso autore, per bocca del tonno, ce lo descrive più grosso di un casamento di cinque piani e con una boccaccia così larga e profonda che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata con la macchina accesa ".

5 settembre: Manfredi torna ad essere Geppetto e - questa volta in teatro - rientra nella sua povera casa dove il fuoco nel camino è dipinto. Mi sono rimaste da girare le due sequenze più importanti: la nascita del burattino, l'incontro di Pinocchio e di Geppetto nel ventre della balena sino alla loro uscita e al loro approdo sulla terra ferma, che è poi il finale del film.

In sei mesi Andrea ha cambiato faccia, si è fatto più grande. Ci sono attacchi diretti: cioè esce dalla casa ricostruita in teatro (settembre) ed appare tra le stalle di Farnese (aprile); si tratta di due bambini alquanto diversi. Al montaggio il salto non si nota. Un attacco diretto è così autorevole da convincere lo spettatore che nulla è cambiato.

Sono quindici giorni che giro in quella casupola e che Manfredi-Geppetto colloquia con un pezzo di legno che piano, piano prende forma.

Quando ho offerto la parte a Manfredi gli ho detto che secondo me egli era l'unico attore italiano capace di parlare credibilmente con un pezzo di legno. Le scene che stiamo girando mi danno ragione.

Mentre sono sempre riuscito a rispettare i tempi di lavorazione previsti, questa volta "sballo". Le complicazioni tecniche del burattino (poi del ventre della balena) allungano i preparativi di ogni scena. E poi mi piace inventare. Come nell'episodio con Lucignolo, allungo la sceneggiatura, improvvisando. E' la parte più bella del lavoro di regia, e quando questa improvvisazione riesce facile, vuoi dire che la situazione e gli interpreti sono giusti.

Così arriviamo alla fine di ottobre: mancano solo le riprese al mare del burattino che nuota, inseguito dalla balena, che alla fine lo ingoia. Altre complicazioni tecniche, aggravate dal mare, dal vento, dagli eventi imprevisti. Riesco a girare il burattino che nuota; le riprese della balena si rovinano nello sviluppo. Nel frattempo una mareggiata l'ha danneggiata irreparabilmente.

Fine delle riprese. Di quanto manca per completare la balena se ne parlerà un'altra volta.

Ho sempre pensato che Andrea dovesse essere doppiato. La sua voce mi sembra un po' stridula; le frasi appena un po' più lunghe le dice con evidente fatica.

Andiamo a Firenze e proviamo ad applicare sulla faccia di Andrea la voce di qualche bambino che abbia già fatto qualcosa a teatro, al cinema, alla radio. Risultato disastroso: come mettere un bambino vivo e vero in un salotto pieno di ninnoli e merletti, falso e convenzionale.

Il 29 novembre, inizio a doppiare Andrea con la voce di Andrea.

Faccio solo la sua parte. Ne avrò per un mese giusto, per sette ore al giorno. Anche in questo lavoro Andrea ci fa un po' tribolare per la sua irrequietezza, ma ci stupisce per la sua intelligenza e la sua prontezza. E il risultato ci dimostra che era l'unica soluzione possibile.

Riprendo con il nuovo anno il doppiaggio delle altre voci.

Salvo Mastro Ciliegia, Lucignolo e un paio di altri interpreti ai quali debbo cambiare la voce perchè sono napoletani (e mi dispiace molto), tutti gli altri si doppiano da sè, anche i contadini di Farnese. Lucignolo lo doppia un ragazzo di Livorno che non è mai stato in una sala di doppiaggio.

Il missaggio è terminato il 6 marzo 1972.

Le riprese della balena, che mancavano, sono state effettuate il 2 marzo 1972.

Luigi Comencini


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